Vitamina D per il sistema immunitario: meglio farne scorta!

In un articolo dedicato alla vitamina C abbiamo già sottolineato l’importanza delle vitamine per le difese immunitarie dell’organismo. Tale importanza viene confermata anche dal ruolo di un’altra vitamina che possiamo considerare fondamentale a questo scopo: la vitamina D.

Tuttavia non è sempre presente in quantità sufficiente nella popolazione italiana. Cerchiamo di capire perché, a cosa serve, e come accumularla.

Vitamina D

Un vero scrigno di tesori per il benessere

Semplificando, si sente spesso parlare di una sola vitamina D.

In verità sotto questa dicitura viene compreso un intero gruppo di pro-ormoni che si sciolgono nei grassi.

Questi pro-ormoni sono cinque, e vanno dalla vitamina D1 alla D5 inclusa.

Tutte e cinque queste sostanze detengono una funzione fondamentale soprattutto nella prevenzione dell’osteoporosi negli anziani e del rachitismo nei bambini.

Servono cioè a fissare il calcio nelle ossa. In pratica se non vi è vitamina D il calcio non può essere assorbito.

Un’altra funzione importantissima della vitamina D è quella di scudo per il sistema immunitario: in questo caso agisce come un vero e proprio ormone, regolando la funzione di determinati organi, smorzandone la risposta infiammatoria agli agenti patogeni.

Bisogna perciò stare attenti a non farsela mai mancare, visto che una carenza di vitamina D può condurre allo sviluppo di patologie anche serie, come l’asma bronchiale, infarto del miocardio, diabete, ma anche sclerosi multipla o Alzheimer.

Recenti studi stanno dimostrando una sua implicazione anche nella prevenzione dei tumori e nel rallentamento della progressione di questi ultimi. Nel caso specifico del cancro al colon, ad esempio, è stato dimostrato che chi ha una giusta quantità di vitamina D nel sangue ha il 40% delle possibilità in meno di sviluppare la neoplasia, rispetto a chi presenta carenze.

Quanta ne serve e dove possiamo trovarla

Purtroppo non è facile trovare la vitamina D negli alimenti.

La si trova infatti limitata a pochi cibi, come le uova, le frattaglie, il fegato di mucca, il pesce grasso (come salmone, aringhe, sgombri) ed alcuni tipi di funghi (come ad esempio i funghi medicinali).

Esistono poi gli alimenti addizionati di questa vitamina, così come specifici integratori. Per il resto, l’organismo dovrà produrla da solo, attraverso la pelle e i raggi UV emessi dai raggi solari, utilizzando le molecole grasse del colesterolo.

Dopo essere stata sintetizzata, la vitamina D passa nel sangue, per poi raggiungere gli organi che la attivano, come reni e fegato.

Dovremmo perciò esporci al Sole quanto più possibile nella stagione estiva, poiché durante il resto dell’anno l’organismo utilizzerà proprio queste riserve accumulate.

In periodi di chiusura in casa, come ad esempio durante una quarantena o una lunga patologia che prevede lunghe degenze in ospedale, sarà necessario ricorrere ad integrazioni artificiali.

Un’altra domanda che ci si pone quando si deve integrare l’assunzione di vitamina D riguarda le quantità: quanta ce ne serve?

L’Institute of Medicine degli Stati Uniti raccomanda ad esempio di assumere circa 20 microgrammi al giorno, ma il fabbisogno varia secondo l’età anagrafica.

In generale bambini piccoli e anziani hanno bisogno di assumere fino a 50 microgrammi al giorno di vitamina D, mentre  i giovani e gli adulti (che si presuppone stiano di più all’aria aperta) possono basarsi su quantità inferiori.

Non bisogna assolutamente superare la dose di 50 microgrammi al giorno, perché in quantità eccessive la vitamina D può risultare tossica. In ogni caso, dovrà essere sempre il medico a prescrivere questi rimedi, compresi gli integratori, fermo restando il fatto che il metodo migliore per assicurarsi una scorta di questa vitamina è l’esposizione alla luce del Sole.


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